Oggi, dalla mia finestra, ho assistito alla scena di una
mamma che stava insegnando al suo bambino ad usare per la prima volta la
biciclettina senza rotelle.
Una cosa apparentemente semplicissima, per noi che ormai
usiamo la bici da anni, ma per quel bimbo proprio un’impresa ardua…
Due pedalate e poi impaurito si fermava. La mamma, molto
amorevolmente, gli spiegava dapprima i movimenti, poi, tenendolo per la schiena
lo sosteneva.
Ad un certo punto il bimbo è riuscito a fare qualche
metro da solo ma poi, forse per “paura di riuscire” o forse semplicemente
perché ha smesso di pedalare senza appoggiare i piedi a terra, è caduto.
Ha sbattuto per bene le manine, i gomiti e le ginocchia
sull’asfalto sbucciandosi non poco la pelle ed ha iniziato subito a piangere
disperatamente.
La mamma gli si è avvicinata sussurrandogli qualcosa di
dolce, con il sorriso amorevole sulle labbra, lo ha aiutato a risalire sul
sellino, lo ha sostenuto e accompagnato per la nuova avventura di qualche
pedalata.
Poi un po’ alla volta lo ha sorretto sempre meno fino a
lasciarlo andare da solo.
Il bimbo dopo qualche metro ha di nuovo smesso di
pedalare, ed è di nuovo caduto a terra piangendo disperato.
La mamma, ancora, paziente e amorevole aiutandolo a
rialzarsi gli ha sussurrato qualcosa di incoraggiante e il bimbo è ripartito.
Dopo qualche metro ha di nuovo smesso di pedalare ma questa volta ha appoggiato
subito i piedini a terra e nulla è successo.
La mamma lo ha ancora prontamente spronato a ripartire
e il suono delle risate del bimbo,
accompagnate da quella della mamma e dal fragoroso suono degli applausi hanno
iniziato a risuonare allegramente nella mia stanza. Il bambino stava pedalando
ininterrottamente da un paio di minuti.
Ce l’ha fatta! Nessuno avrebbe avuto dubbi che il bimbo
prima o poi ci sarebbe riuscito, nonostante le cadute, nonostante le paure,
nonostante i pianti…
E la domanda che mi sono posta è: perché da adulti la
maggior parte delle persone quando vede qualcuno intimorito, in difficoltà, che
ha provato e riprovato una cosa senza aver successo, invece di incoraggiarlo e
sostenerlo ancora di più gli dice frasi demotivanti o addirittura parole come
“ma dai lascia stare, se hai provato tante volte e ancora non riesci…forse non
è una cosa che fa per te!”?
Cosa sarebbe accaduto al bimbo se la mamma gli avesse
detto spazientita “Basta dai, non ce la puoi fare!”?
Molto probabilmente il bimbo si sarebbe sentito
demotivato, intimorito, scoraggiato e per oggi tristemente se ne sarebbe
tornato a casa, portando con sé quel senso di fallimento e delusione difficile
poi da dimenticare.
Nel caso della bicicletta probabilmente non si sarebbe
arreso e, spronato da tutti i suoi amici che già pedalano, ce l’avrebbe messa
tutta per riuscire anche lui…ma in altri ambiti della vita?
Una nostra parola, un nostro incoraggiamento può fare una
grande differenza nella vita delle persone.
Troppo spesso sottovalutiamo il potere delle nostre
parole. E troppo spesso diamo credito a quello che gli altri ci dicono
permettendo loro di far diventare un fallimento qualcosa che, non essendoci
ancora familiare, stiamo cercando di imparare…
I sogni vanno mantenuti, perseverando affinché si
realizzino. E se ci accorgiamo che non era proprio quello che desideravamo,
allora possiamo lasciarli andare con la consapevolezza che ci hanno permesso di
iniziare una nuova avventura e trovare un nuovo scopo per la nostra vita.
Come disse Winston Churchill “Il successo è l’abilità di
passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo.”
Come cambierebbe la prospettiva della tua vita se
considerassi sempre vere le parole di Mr Churchill? Quante più esperienze ti
daresti il permesso di vivere?
Renata

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