Per chi è 'del settore' questa
è una affermazione scontata. Mi sono resa conto però, che la maggior parte delle
persone non si pone domande di qualità che mirano ad una soluzione ma si
focalizzano costantemente sul “perché proprio a me?”. Domanda che, oltre a non
essere potenziante, blocca il soggetto sul problema.
Secondo te, quali sono le
possibili risposte alla domanda: “perché proprio a me?” o “perché sono cosi
sfortunato?” o ancora “perché capitano tutte a me?”
Alcune potrebbero essere:
- Perché non me lo merito.
-
Perché non sono bravo.
-
Perché sono sfortunato.
-
Perché a me non ne va mai dritta una…
-
Perché sono fatto cosi…
Le domande hanno il grande
potere di dirigere il nostro focus, la nostra attenzione.
Quello sul quale poniamo la nostra
attenzione diventa la nostra realtà.
Possiamo cambiare il nostro
stato d’animo, e quindi migliorare la nostra vita, semplicemente imparando a
farci le domande giuste.
Quando ci poniamo delle
domande depotenzianti il nostro cervello troverà delle risposte depotenzianti (come
abbiamo visto prima), conferme a ciò che in quel momento stiamo pensando di noi,
ma che non corrispondono necessariamente alla realtà e che, soprattutto, ci
lasciano immobili a crogiolarci nel nostro vittimismo. Al contrario, invece, se ci poniamo domande
potenzianti otterremo risposte potenzianti che creeranno uno stato d’animo
produttivo e che ci faranno sentire bene. In più ci daranno lo slancio per
cambiare la situazione.
Nel coaching lo strumento
delle domande è fondamentale per aiutare la persona ad attingere alle proprie
risorse.
Il Coach non da mai le
proprie risposte ma aiuta la persona a trovare le migliori per sé e lo fa
utilizzando domande di qualità.
Ti faccio un elenco di
alcune domande che puoi utilizzare anche da solo quando ti senti bloccato in
una situazione e, soprattutto, da sostituire quando senti la tua voce (anche
quella interiore) pronunciare una domanda che inizia con “perché….”:
- Come posso migliorare la situazione?
-
Cosa posso imparare da questa difficoltà?
-
Come posso dare il meglio in questa circostanza?
-
Cosa c’è di buono in tutto questo?
-
Come posso migliorare me stesso?
- Quali risorse ho a disposizione per
raggiungere ciò che desidero?
-
Come posso comunicare meglio con questa
persona?
-
Come posso rapportarmi diversamente con
questa persona?
-
Cosa farò di diverso nel futuro per riuscire
a fare meglio?
-
Se un amico mi chiedesse un consiglio su
questo suo problema, cosa gli direi?
Come avrai notato queste
domande hanno tutte un obiettivo specifico: orientarti verso la soluzione e non
bloccarti sul problema!
Utilizzarle continuamente ti
permetterà di migliorare la qualità della tua vita e in modo semplice inizierai
a superare gli ostacoli, ad ottenere più risultati e a vivere meglio.
Inoltre, una volta risolta la tua situazione chiediti: “cosa ho imparato di
importante?”. Ogni volta che, in qualche modo, riusciamo ad uscire da un nostro “blocco”
è una nuova ‘esperienza appresa’ che possiamo riutilizzare in futuro.
Inizia oggi stesso a
cambiare il dialogo con te stesso e poi fammi sapere com’è andata.
Renata


Ciao Renata, sono Marco.
RispondiEliminaHo letto con molta attenzione il tuo post.
Le domande che tu ci poni nel tuo ultimo blog (per esempio: perché sono sfortunato, perché a me non ne va mai dritta una) sono quesiti che ognuno di noi si pone ogni qualvolta ci sono delle situazioni che portano a piccoli sconvolgimenti alla routine quotidiana.
Basta una piccola modifica per far crescere in noi uno stato di “ansia”.
Il tutto, secondo me, perché siamo poco inclini ai cambiamenti ed ogni variazione, seppur minima della quotidianità, ci mette in crisi con noi stessi e subito cominciamo a porci domande che vanno a minare quella che ormai sembrava una sicurezza consolidata.
E questo, come scrivi nel tuo post, perché troviamo nel nostro cervello delle risposte depotenzianti; invece di sfruttare la nuova situazione per cercare di essere più propositivi o cercare di migliorarsi, si cerca sempre di complicarsi la vita con le solite domande.
La strada che purtroppo tutti noi tendiamo a seguire è quella di lamentarsi e di non far nulla per cercare di superare gli ostacoli che pur essendo piccoli a noi sembrano titanici ed insormontabili.
Ad essere sincero fino a poco tempo fa facevo parte anch’io del folto gruppo di persone che “ si piangeva addosso”; inutile dire che ci ho messo un po’ per passare dall’altra parte…. Ma d’altro canto i risultati migliori sono quelli che si ottengono con la fatica ed ora finalmente affronto le varie problematiche con uno spirito nuovo e sicuramente propositivo.
Condivido appieno il tuo post ed in generale tutto il tuo blog; mi identifico molto in quello che scrivi e devo farti i complimenti per la dedizione che gli stai dedicando.
Da come scrivi, si vede che lo fai con passione e spero di continuare a leggerti ancora per molto tempo.
Grazie Renata.
Un caro saluto.
Marco
Grazie a te Marco,
RispondiEliminail tuo contributo è molto importante!
Come scrivi anche tu, troppo spesso “ci piangiamo addosso” ed è più facile lasciarsi andare alle lamentele piuttosto che prendere in mano la situazione.
Sei un buon esempio che, se si vuole, è possibile uscire da questo circolo vizioso che ci porta sempre più in basso e non ci aiuta a migliorarci e a stare bene.
Tutti desiderano vivere meglio ma, come ha detto un maestro tibetano: ”Non cercare di cambiare la tua vita. Cambia il tuo atteggiamento verso la vita.” ...e risultati poi si vedranno!
Ciao
Renata
Pienamente d'accordo!!!
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